Rassegna Stampa Fiscale
Dividendi, la manovra guarda alla Ue: soglia al 5% in cinque Paesi
Il Sole 24 Ore - Dario Aquaro, Cristiano Dell’Oste - Pag. 3
Dividendi. In attesa di una decisione definitiva sulla stretta fiscale contenuta nella manovra 2026 è interessante guardare cosa avviene nel resto dell’Unione europea. I dati evidenziano che nella tassazione dei dividendi intrasocietari di fonte nazionale, nove Stati Ue applicano una soglia minima di partecipazione del 10%; cinque fissano l’asticella al 5%; undici non prevedono vincoli e uno (la Germania) stabilisce regole differenziate in base al tipo di imposta o di distribuzione. Mentre per i dividendi transfrontalieri la maggior parte dei Paesi Ue applica una soglia del 10%, in linea con quella minima prevista dalla direttiva Ue ‘madre-figlia’. Ad oggi, in Italia, non è prevista una soglia minima per le partecipazioni da cui derivano i dividendi. Le società che percepiscono gli utili accedono, senza distinzioni, al regime della dividend exemption che esclude dalla base imponibile Ires il 95% delle somme incassate.
Composizione negoziata, il flop dell’accordo sui debiti fiscali
Il Sole 24 Ore – Norme e Tributi - Giulio Andreani - Pag. 33
Stenta ancora a decollare l’accordo transattivo sui debiti tributari di cui all’articolo 23 del Codice della crisi che può essere concluso, relativamente a tutte le imposte, con le agenzie fiscali nel corso della composizione negoziata della crisi. Dal 29 settembre 2024 (data a partire dalla quale tale accordo può essere proposto) sono stati chiusi solo tre accordi e le proposte presentate nell’ambito della composizione negoziata sono state 169, una modestissima percentuale dei percorsi avviati in quest’ultimo anno. Più d’una le questioni controverse che vanno dalla veridicità dei dati aziendali alla fattibilità del piano e alla data di riferimento.
Il regime Iva può restare costante se cambia la destinazione dei beni
Il Sole 24 Ore – Norme e Tributi - M.Balzanelli, M.Sirri, R.Zavatta - Pag. 34
La Corte di giustizia europea, nella sentenza causa C-602/24 del 1°agosto scorso, ha ribadito che un cambio ‘in corsa’ nella destinazione dei beni venduti non implica necessariamente una modifica del regime di tassazione dell’operazione. Nel caso esaminato oggetto di discussione era la spettanza del regime di esenzione per un’operazione ‘nata’ come intracomunitaria, la quale, però all’insaputa del venditore, si trasformava in esportazione con l’uscita dei beni dal territorio nazionale a opera del cessionario. In tre passaggi la Corte conferma che l’operazione mantiene il regime di esenzione seppur al diverso titolo di cessione all’esportazione, anziché come vendita intracomunitaria. Infatti è rilevabile: il trasferimento della disponibilità dei beni al cessionario; la prova dell’esportazione e quella dell’uscita fisica dei beni dal territorio nazionale.
Rischio Imu sulla casa assegnata all’ex coniuge con figli maggiorenni
Il Sole 24 Ore – Norme e Tributi - Giorgio Gavelli - Pag. 35
Si avvicina la scadenza per il saldo Imu 2025 e torna alla ribalta una tematica che divide i contribuenti interessati e i Comuni dove sono ubicati gli immobili. Oggetto del contendere è l’imposta sull’immobile assegnato dal giudice in caso di separazione, scioglimento, cessazione degli effetti civili, annullamento, nullità del matrimonio e nei procedimenti relativi ai figli nati fuori del matrimonio. A livello fiscale la querelle verte sull’interpretazione da attribuire – in presenza di figli maggiorenni ma non economicamente autosufficienti che convivono con il coniuge assegnatario – all’art. 1, comma 743 della legge 160/2019 secondo cui è soggetto passivo dell’imposta il genitore assegnatario della casa familiare. Per molti Comuni, in presenza di figli maggiorenni ma non economicamente autosufficienti può porsi la necessità di continuare il mantenimento della casa familiare, ma non in virtù della qualifica di genitore affidatario, ma in ragione degli obblighi economico patrimoniali dei genitori. Di parere diverso il coniuge non assegnatario.
Alloggio anni 50 non più signorile: ok al declassamento in catasto
Il Sole 24 Ore – Norme e Tributi - Cristiano Dell’Oste - Pag. 36
Con la sentenza 627/2/2025 la Cgt di secondo grado del Piemonte ha stabilito che può essere declassato in catasto l’appartamento iscritto come ‘signorile’ se risalente agli anni 50, ha dotazioni tecnologiche obsolete, ascensori non a norma per disabili, bassa efficienza energetica ed è privo di garage, giardino o portineria. Il contenzioso è nato dopo che l’ufficio ha bocciato una dichiarazione di variazione catastale da categoria A/1 ad A/2, presentata con procedura Docfa in seguito a lavori di ‘divisione diversa distribuzione degli spazi interni’. I comproprietari hanno presentato ricorso e, dopo aver perso in primo grado, hanno vinto l’appello.
Acconti, passaggio di testimone
Italia Oggi - Franco Ricca - Pag. 8
Oggi scade il termine per pagare le imposte sui redditi mentre imprese e lavoratori autonomi hanno tempo fino al 29 dicembre per versare l’acconto Iva. Il termine di legge sarebbe il 27 dicembre ma cadendo di sabato slitta al lunedì successivo. L’importo da versare può essere calcolato con il metodo più favorevole fra i 3 previsti dalla legge (storico, previsionale, analitico). L’articolo riporta una sintesi schematica dell’adempimento.
Liquidazioni, l’Iva è detraibile
Italia Oggi - Franco Ricca - Pag. 9
Dalla risposta a interpello 251 dello scorso 22 settembre dell’Agenzia delle Entrate emerge che l’avvio della fase di liquidazione della società cambia la fisionomia dell’impresa, concretizzando un’attività economica diretta esclusivamente alla definizione delle posizioni aperte e al realizzo del patrimonio aziendale. Di conseguenza, l’Iva sulle spese sostenute in tale contesto è in via di principio detraibile, anche se l’impresa esercitava un’attività esente dall’imposta e, quindi, senza diritto alla detrazione ‘a monte’. A presentare il quesito era stata una società che dal 2021 si trova in stato di liquidazione per effetto del conseguimento dell’oggetto sociale a seguito della cessione dei rami d’azienda, situazione tuttora persistente a causa di alcuni contenziosi tributari per debiti erariali e delle procedure di recupero crediti insoluti.
Il mutuo dissenso è tassato da sé
Italia Oggi - Benito Fuoco - Pag. 10
Dall’ordinanza n. 28846/2025 della Corte di cassazione tributaria emerge che la risoluzione di un contratto di compravendita derivante da un nuovo accordo intercorso tra le parti comporta che le prestazioni da esso derivanti siano da assoggettare ad autonoma tassazione sotto il profilo dell’imposta di registro. Pertanto, il mutuo dissenso di una precedente compravendita va assoggettato ad autonoma tassazione ‘secondo il regime previsto per i trasferimenti immobiliari’. Pertanto, nel caso di specie, posto che il trasferimento risulta imponibile a Iva, trova applicazione anche l’ordinario principio di alternatività Iva-registro, con l’applicazione dell’imposta di registro in misura fissa.
Dissequestro per chi paga il fisco
Italia Oggi - Dario Ferrara - Pag. 11
La Corte di cassazione ritiene che il sequestro preventivo per reati tributari vada revocato se il contribuente onora il debito fiscale attraverso piani di rateizzazione o accordi con il Fisco. Nella sentenza n. 37193 del 2025 il dissequestro è dovuto perché i pagamenti regolari hanno ridotto sensibilmente il debito, rendendo sproporzionato mantenere il vincolo. Con la sentenza n. 35840/2025 cade la confisca quando il concordato fallimentare è integralmente eseguito: non è sequestrabile una somma non più dovuta al fisco. La transazione resta idonea a escludere la confisca in quanto mira al recupero delle imposte.
Avviso impugnabile con limiti
Italia Oggi - Sergio Trovato - Pag. 12
Con l’ordinanza n. 28862 dello scorso 31 ottobre la Corte di cassazione ha sostenuto che non può essere impugnata un’intimazione di pagamento contestando la prescrizione della pretesa fiscale se non è stato proposto ricorso contro un precedente avviso di accertamento divenuto definitivo. La prescrizione maturata prima della notifica dell’atto impositivo non può più essere eccepita in sede di opposizione avverso l’intimazione di pagamento, perché nel processo tributario ogni atto è impugnabile solo per vizi propri e non facendo valere eventuali vizi riguardanti atti presupposti. Secondo i giudici di legittimità è assolutamente preclusa qualsiasi eccezione relativa a un atto impositivo divenuto definitivo, come quello di prescrizione del credito fiscale maturato precedentemente alla notifica di tale atto.
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